SETTIMIO MANELLI nacque a Teramo il 25 aprile del 1886, ed ebbe la grazia di ricevere anche il Battesimo nella stessa giornata. Quel giorno era particolarmente importante per il duplice significato che avrà nella vita di questo neonato. In quel 25 aprile, infatti, cadeva la solennità della santa Pasqua, in cui si celebra la gloria della Resurrezione di Gesù sulla morte. E proprio il legame di Settimio Manelli al “Dio dei vivi e non dei morti” (Mc 12, 27) segnerà l’intera sua vita, convertita finalmente a Cristo, con la creazione di una famiglia numerosissima (21 figli). In quel giorno, inoltre, ricorreva anche la festa di san Marco evangelista, e anche questa coincidenza segnerà la vita cristiana di Settimio Manelli con la sua passione per il Vangelo, da lui amato e vissuto “alla lettera”, dall’inizio della conversione fino alla fine della sua vita.
Settimio fu il terzo di sei figli. La sua famiglia, però, aveva un livello mediocre di vita cristiana, e Settimio ne risentì per la sua formazione spirituale, crescendo da ragazzo, e poi da giovane, carente di vitalità cristiana, attratto dal mondo. Di intelligenza spiccata, dopo gli studi liceali, Settimio si laureò all’Università di Roma in Lettere classiche, e proseguì poi con gli studi del Diritto all’Università di Bologna. Appassionato dello studio, acquistò una vasta cultura, con notevole produzione letteraria, fin da giovane, anche di opere ad alto profilo. Non l’accompagnava, tuttavia, una adeguata formazione spirituale. Per il servizio militare da fare, intanto, volenteroso e generoso, volle impegnarsi nell’Aeronautica che, all’epoca, gli risultava più congeniale per il richiamo alle cose più ardimentose. L’impegno gli fruttò in poco tempo il conseguimento, “per meriti”, dei gradi superiori di capitano, maggiore e tenente colonnello dell’Aeronautica.
Ma la cosa più fondamentale e decisiva della sua vita di giovane professore di Lettere e di ufficiale dell’Aeronautica, fu l’incontro con Padre Pio da Pietrelcina, avvenuto nell’estate del 1924, a San Giovanni Rotondo. Settimio si trovava in un periodo di tempeste interiori, e l’incontro con Padre Pio da Pietrelcina aprì un capitolo di vita novella che lo capovolse letteralmente. Padre Pio prese subito Settimio sotto la sua direzione spirituale e riuscì a sottrarre il suo animo al dominio del mondo, della carne e del demonio, con una conversione così radicale da impegnarlo a vivere il Vangelo “alla lettera”, contro ogni compromesso.
Iniziò così la sua vita nuova, vita cristiana, vita di grazia: alimentata dalla preghiera quotidiana, nutrita dei Sacramenti (Confessione frequente e Comunione quotidiana), con il sostegno della meditazione sul Vangelo e su testi sempre più impegnativi di vita spirituale (testi di Santi Padri, Dottori della Chiesa, Mistici); e qualche anno più tardi, Settimio diventerà anche Terziario francescano, innamorandosi davvero di Gesù e appassionandosi al Vangelo, imparato quasi a memoria, da lui citato molto spesso. Nel giro di due anni, frattanto, sempre guidato da Padre Pio, Settimio potette sposarsi con una giovane ventenne, Licia Gualandris, di Nembro (BG), ragazza cristiana di grande fede e virtù. Dopo sei mesi di un fidanzamento esemplarissimo, si sposarono nel 1926 a Bergamo dove Settimio era professore di Lettere. Il viaggio di nozze lo fecero da Padre Pio da Pietrelcina, dove la moglie Licia non era mai stata. Padre Pio al vederli si rallegrò e fece loro questa profezia dicendo: «Crescete e moltiplicatevi … Supererete i venti figli!». Iniziò così la grande missione della famiglia per Settimio e per Licia, ambedue disposti e decisi a fare soltanto la Volontà di Dio nel vivere il matrimonio-Sacramento aperti alla vita secondo il disegno di Dio, che è “Dio dei vivi e non dei morti”, come ripeteva di frequente Settimio. Con i vari trasferimenti di cattedra per l’insegnamento, intanto, si passò da Bergamo a Fiume e da Fiume a Lucera, in provincia di Foggia, vicino a San Giovanni Rotondo, dove viveva Padre Pio, che era e sarà fino alla sua morte il Padre spirituale della Famiglia Manelli.
Con il matrimonio, intanto, iniziò la serie dei figli, che fu lunga per ventuno maternità di Mamma Licia, eroica Mamma unita all’eroico Papà Settimio nella conduzione di una famiglia benedetta dalla crescita costante secondo il Volere di Dio, sostenuta dalla guida carismatica di San Pio da Pietrelcina, il quale, a proposito della fede nell’accogliere tutti i figli che Dio vuole mandare, attestò espressamente ad un gruppo di figli spirituali che papà Settimio «applica il Vangelo alla lettera, alla lettera..., di fronte a lui, io dovrei vergognarmi!...».
Alla scuola di Padre Pio, l’impostazione cristiana della famiglia era ben salda e feconda: la Preghiera, i Sacramenti, la Chiesa, il Papa, i Sacerdoti, la Sacra Scrittura, le vite dei Santi, la testimonianza delle virtù cristiane, con una speciale presenza della Madonna, amata in particolare con la recita del Rosario in famiglia, ogni sera. Papà Settimio e Mamma Licia erano i grandi registi dell’andamento cristiano della famiglia, sobbarcandosi a sacrifici che soltanto Iddio ha potuto enumerare nella loro sequenza continua, vivendo sempre con il solo stipendio della scuola di Settimio.
Papà Settimio era diventato, frattanto, Preside della Scuola media di Lucera, insegnava anche Cultura militare nel Liceo, e faceva molte lezioni private per sostentare la numerosa famiglia, sempre instancabile nel lavorare, pregando più che poteva, sostenuto soprattutto dalla Comunione quotidiana e dalla recita dei Rosari, impegnato anche nella politica, a difesa della Democrazia cristiana nascente.
Nel 1948 ci fu l’ultimo trasferimento della famiglia a Roma, per i figli grandi che dovevano andare all’Università. E qui papà Settimio visse gli ultimi trent’anni, sempre attivissimo nell’impegno della vita spirituale per sé e per i figli, sempre laboriosissimo nel seguire i figli che studiavano, portandone otto, su tredici, al conseguimento della laurea, e accompagnando i figli e figlie che si sposavano. Egli era molto più felice, però, per il suo figlio Sacerdote francescano, P. Stefano Maria.
A Roma, infine, Settimio Manelli morì, ricchissimo di virtù eroiche e di grandi meriti, il giorno 26 aprile del 1978, festa della Madonna del Buon Consiglio, e perciò assistito da Lei, avendo sempre nel cuore la gioia della profezia di Padre Pio che un giorno gli aveva detto: «Tu andrai in Paradiso!”.
Al suo funerale, in omaggio a Papà Settimio, Colonnello d’Aviazione, si fece presente anche un picchetto di aviatori che avvolsero la cassa della salma con il tricolore e la scortarono per un tratto del corteo, a ricordo dell’impegno di Settimio Manelli a servizio della Patria.
Settimio Manelli è Servo di Dio dal 9 maggio 2008. Il Processo di Beatificazione e Canonizzazione è in corso presso il Vicariato di Roma. Il corpo del Servo di Dio si trova nella cripta del Santuario della Madonna del Buon Consiglio a Frigento (AV).
BIBLIOGRAFIA:
P. Stefano Maria Manelli, Servi di Dio Settimio Manelli e Licia Gualandris, Casa Mariana Editrice, Frigento (AV), 2010, pp. 146.
Autori Vari, Servi di Dio Papà Settimio e Mamma Licia. Hanno scritto di loro…, Casa Editrice Mariana, Frigento (AV), 2010, pp. 174.
LICIA GUALANDRIS nacque a Nembro, in provincia di Bergamo, il 13 luglio 1907. Fu la settima di dieci figli, e al Battesimo le venne dato il nome di Licia Maria. Quel 13 luglio 1907 era un giorno di sabato: un dato non trascurabile, questo, per il legame particolare che lega il “sabato” alla Madonna e che stava alla radice della fervida devozione mariana con cui crescerà la bambina Licia.
Educata cristianamente, infatti, fin da piccola Licia manifestò una particolare attrazione per le cose di Dio, e in particolare verso la Passione e Morte di Gesù, che ella ascoltava sempre volentieri. Pia e diligente, inoltre, ella fu fedele alla Comunione e Confessione settimanale, e alla recita del Santo Rosario quotidiano. Spiccata era la sua predilezione per il Santuario mariano che si trovava nelle vicinanze, sulla collina di Nembro, dedicato alla “Madonna dello Zuccarello”, da Licia visitato sempre con gioia; ed ella lo ricorderà di frequente, persino nei momenti drammatici, poco prima della sua morte. Per la sua formazione scolastica, Licia frequentò le scuole tecniche della città di Bergamo, applicandosi diligentemente allo studio, riportando frutti positivi, particolarmente per la sua intelligenza molto sveglia e per la memoria non comune che possedeva.
Giovanissima, - appena ventenne - si sposò con il professore Settimio Manelli, che insegnava Lettere nella scuola di Bergamo, da due anni convertito da Padre Pio da Pietrelcina e diventato fervente nella fede e nella pratica della vita cristiana tutta coerente con il santo Vangelo. Anche Licia fu assistita e seguita, come Settimio Manelli, da Padre Pio da Pietrelcina, al quale, fin dall’inizio, nell’incontro avuto con lui a San Giovanni Rotondo, per il viaggio di nozze, ella aveva affidato la nuova famiglia che stava nascendo, chiedendo a Padre Pio di assisterla e proteggerla, e sentì rispondersi da Padre Pio queste parole: «Questa è la mia famiglia. Proteggerla e assisterla me lo assumo come un dovere». Non poteva che gioire al sentire le parole di Padre Pio.
Fedele in tutto e per tutto ai doveri del matrimonio-Sacramento, Licia accettò cristianamente tutti i figli che Dio le mandò, restando sempre in armonia perfetta con la fede ardente del marito, Settimio Manelli. E così, ella ebbe “ventuno maternità”, con sedici parti e con tredici figli viventi, di cui tre sono già passati nell’aldilà. Certo, per le sue “ventuno maternità” c’è da dire che era bello sentire Padre Pio il quale raccomandava agli sposi cristiani di essere molto fecondi per «popolare la terra e il Paradiso!». E Papà Settimio e Mamma Licia in questa visione di fede hanno reso fecondo il disegno di Dio, davvero generosamente ed eroicamente.
Si può e si deve dire, in effetti, che Licia visse tutta la sua vita quale vera “Mamma” e “Povera Martire”, come un giorno la chiamò Padre Pio stesso, per le fatiche e i travagli senza numero che dovette affrontare e che seppe generosamente sopportare, sacrificandosi senza limiti, per lunghi e lunghi anni, fino a che non vide tutti i suoi figli sistemati. E basti qui ricordare come ella, esempio vivente, accanto a papà Settimio, della vita di preghiera e dell’amore all’Eucaristia e alla Madonna, si premurò che tutti e tredici i figli fossero preparati a fare la loro Prima Comunione da Padre Pio. Così era per la recita del santo Rosario ogni sera, con la famiglia riunita in preghiera: la Mamma dirigeva la recita del Rosario stando al centro dei figli attorno a lei.
Per tutti i figli, fatti grandi, appariva davvero inspiegabile la forza incalcolabile che la Mamma – come anche il Papà - metteva in atto per far fronte, giorno dopo giorno, alle fatiche richieste per condurre avanti la famiglia in armonia e pace fra grandi e piccoli, senza mai perdere, ella, la padronanza di sé, mantenedosi sempre attenta e comprensiva, sollecita e paziente, umile e dolce verso ognuno e verso tutti. Chi le donava tanta forza? C’è da credere, in realtà, che bastasse guardare la Mamma quando pregava, tutta raccolta, e quando lavorava senza interruzione, mortificandosi in tante cose, per capire che qualcosa dall’alto, - ossia, l’amore di Dio - sopraelevava il suo lavoro, la sua fatica, la sua stanchezza, dandole quasi il volto e le mani della Madonna!
Così visse sempre la Mamma, e così visse soprattutto assistendo il marito, diventato quasi paralizzato negli ultimi due anni della vita, a causa dell’incidente di una macchina che lo travolse: egli aveva l’età di ottantanove anni e mezzo. La vicinanza della Mamma al marito quasi paralizzato, in quei due anni prima della morte di lui, è stato un altro capitolo di straordinario amore coniugale, modello per tutti i coniugi che vogliono vivere santificandosi con l’amore di Dio e con l’amore del prossimo esercitato in chiave di eroismo cristiano.
Dopo la morte del marito, Licia visse ancora per lunghi anni, potendo così assistere tutti i figli sposati, vivendo, di preferenza in estate, presso il Santuario della Madonna del Buon Consiglio a Frigento, dove c’era il figlio prediletto, Padre Stefano, Sacerdote e Fondatore dei Francescani dell’Immacolata (frati e suore). Qui ella, già Terziaria Francescana con Padre Pio da Pietrelcina, completò la sua formazione Terziaria Francescana dell’Immacolata, e fu anche “Madrina” dell’Associazione mariana “Missione dell’Immacolata Mediatrice”.
La cosa più bella, però, per Mamma Licia fu il vedere la fioritura dei tanti nipoti e pronipoti (circa 140!) che la riempivano di gioia, benedicendo sempre Iddio, munifico donatore della vita. A tutti ella testimoniava la sua grande pietà e dolcezza materna. E così Mamma Licia arrivò a novantacinque anni e nove mesi, quando, nel marzo 2003, fu colpita da un grave ictus, che le paralizzò la parte sinistra del corpo, lasciandole però le facoltà mentali, la vista, l’udito e la parola. A questa prova che ha coronato la sua vita, Mamma Licia, la “Povera martire”, così chiamata da Padre Pio, non si è affatto abbattuta, ma ha accettato tutto con preghiera continua.
Questo è stato l’ultimo capitolo più eroico della sua eroica vita, edificando ella in maniera tale da lasciare tutti stupiti. Dieci mesi così, tra cure e dolori, l’hanno portata alla fine della sua vita, avvenuta la mattina del 18 gennaio 2004, morendo dopo aver ricordato la sua Madonna dello Zuccarello. Quel 18 gennaio era domenica, e nella santa Messa c’era il Vangelo delle Nozze di Cana, a richiamo molto significativo del matrimonio cristiano, da Mamma Licia e Papà Settimio vissuto in pienezza di grazie e benedizioni.
Licia Gualandris è Serva di Dio dal 20 marzo 2009. Il Processo di Beatificazione e Canonizzazione è in corso presso il Vicariato di Roma. Il corpo della Serva di Dio si trova nella cripta del Santuario della Madonna del Buon Consiglio a Frigento (AV).
BIBLIOGRAFIA:
P. Stefano Maria Manelli, Servi di Dio Settimio Manelli e Licia Gualandris, Casa Mariana Editrice, Frigento (AV), 2010, pp. 146.
Autori Vari, Servi di Dio Papà Settimio e Mamma Licia. Hanno scritto di loro…, Casa Editrice Mariana, Frigento (AV), 2010, pp. 174.
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